ANNO XII - &MAGAZINE - 

2025, IBS Forex: è ancora possibile ottenere la restituzione dei soldi investiti

Intervista al legale che ha fatto recuperare il maltolto a tanti risparmiatori

Negli ultimi anni i tribunali hanno scritto una pagina decisiva per i risparmiatori che avevano affidato i loro soldi a IBS Forex. Le sentenze della Corte d’Appello di Firenze hanno accertato la responsabilità della banca depositaria, aprendo la strada a rimborsi concreti e già in corso. Non si tratta più di promesse, ma di giustizia che si traduce in denaro restituito. Ne parliamo con l’avvocato Giovanni Spinapolice, managing partner dello Studio Spinapolice & Partners, con sedi nei principali fori italiani, che ha guidato numerose azioni collettive portando i clienti alla vittoria.

Intervista

D. Avvocato, dopo tanti anni è davvero ancora possibile riavere indietro i soldi investiti in IBS Forex?

R. Assolutamente sì. Con ripetute sentenze favorevoli da noi ottenute i giudici hanno chiarito che chi ha investito in IBS Forex ha diritto alla restituzione del 100% delle somme perdute, con in più interessi e rivalutazione monetaria. E in diversi casi è stato riconosciuto anche un ulteriore 25% a titolo di danno morale. La giustizia può tardare, ma quando arriva restituisce dignità e speranza.

D. Molti risparmiatori pensano che i termini siano ormai scaduti. È davvero così?

R. No, non è così. Chi ha presentato l’insinuazione al passivo del fallimento ha di fatto congelato i termini. Questo significa che anche oggi può agire con pieno diritto contro la banca che si è resa corresponsabile insieme a IBS Forex.

D. Qual è stata la responsabilità della banca d’appoggio?

R. Ora non serve entrare nei tecnicismi: basti sapere che senza il supporto della banca depositaria le operazioni di IBS Forex non sarebbero state possibili. I giudici hanno accertato che gli istituti coinvolti – per arroganza, per distrazione o per la sola spinta al profitto – hanno avuto un ruolo determinante, commettendo molteplici e gravi violazioni di legge che si sono tradotte nel danno patito dagli investitori.

D. Che risultati concreti avete già ottenuto?

R. Negli ultimi anni abbiamo avviato numerose azioni collettive a tutela degli investitori incappati nella rete dei procacciatori di IBS Forex, tutte concluse positivamente o ancora in corso. Mentre parliamo, a Milano, presso un grande istituto bancario condannato in appello, circa ottanta risparmiatori stanno ricevendo in restituzione le somme investite, con interessi e rivalutazione.

E contemporaneamente, a Firenze, sede di un’altra banca depositaria, una cordata di nostri clienti sta incassando risarcimenti che, oltre al capitale, interessi e rivalutazione, comprendono anche il 25% a titolo di danno morale. Nel caso IBS Forex, posso dirlo con orgoglio, lo Studio è risultato imbattuto. Con le nostre argomentazioni giuridiche, le indagini e il lavoro dei periti di cui ci avvaliamo, abbiamo tracciato un solco giurisprudenziale ormai granitico. Nessuna causa si è chiusa con un verdetto negativo e tutti, finora, hanno ottenuto ristoro dei danni. Un singolo può resistere, ma è insieme che si vince.

D. Che messaggio vuole lasciare a chi non ha ancora fatto nulla?

R. Chi non ha ancora fatto nulla deve sapere che nuove azioni collettive sono in corso di preparazione da parte del nostro Studio e che la giurisprudenza è ormai solida. Per chi non vuole subire e restare in silenzio, questo è il momento di agire. Quello che intraprenderanno è un percorso di giustizia già testato, che ha dato risultati tangibili e continuerà a darne.


2025. Il caso GForex: una nuova ondata di rimborsi per i risparmiatori traditi

Intervista all’avvocato che ha colpito le banche ottenendo i risarcimenti

Il caso GForex ha segnato uno snodo fondamentale nella difesa dei risparmiatori italiani. Dopo anni di incertezze, le Corti di Milano hanno tracciato un percorso netto: le banche che hanno dato copertura all’operatività abusiva di una finanziaria non possono dirsi estranee, ma devono rispondere insieme agli intermediari. Oggi, mentre altre cordate di clienti si preparano ad agire, una nuova ondata di rimborsi è già in corso. Ne parliamo con l’avvocato Giovanni Spinapolice, managing partner dello Studio Spinapolice & Partners, con sedi nei principali fori italiani.

Intervista

D. Avvocato, qual è la particolarità del caso GForex rispetto ad altre vicende simili?

R. La vicenda GForex ha avuto un percorso processuale esemplare. In alcuni casi i risparmiatori hanno ottenuto la vittoria già in primo grado, poi confermata in appello. In un altro, inizialmente rigettato dal Tribunale, siamo riusciti a ribaltare completamente il verdetto in Corte d’Appello. E in altri ancora, l’istituto è stato inchiodato alle proprie responsabilità sin dalle prime battute e ha scelto la via dell’accordo dopo pochi mesi di processo. Questo dimostra che la nostra linea difensiva è solida e regge in ogni contesto: a volte riconosciuta subito, altre dopo un percorso più lungo, ma alla fine il risultato non cambia — giustizia per i risparmiatori.

D. Che risultati concreti stanno arrivando per i clienti GForex?

R. In queste settimane stiamo assistendo a una nuova ondata di rimborsi. Decine di risparmiatori stanno ricevendo la restituzione delle somme investite, con interessi e rivalutazione. La vicenda giudiziaria si è tradotta in risultati tangibili, i soldi inizialmente perduti tornano nelle disponibilità delle famiglie.

D. Qual è stata la responsabilità delle banche coinvolte?

R. Le banche depositarie non si sono limitate a custodire conti correnti: hanno messo a disposizione strutture che hanno reso possibile l’operatività abusiva di GForex. I giudici hanno accertato che quegli istituti hanno avuto un ruolo determinante, offrendo legittimazione a un sistema che non aveva diritto di esistere.

D. Quale principio ispira questo percorso giudiziario?

R. La perseveranza paga. Non ci siamo mai fermati davanti a un verdetto sfavorevole di primo grado: abbiamo portato avanti le nostre argomentazioni fino a ottenere in appello il pieno riconoscimento delle responsabilità. Quando invece si è presentata l’occasione di chiudere positivamente prima ancora che i giudici si pronunciassero, abbiamo saputo coglierla al volo. Dietro questi risultati c’è un lavoro intenso, indagini, analisi e ricostruzioni delle vicende, strategie mirate e il contributo dei periti e dei legali che hanno operato insieme, passo dopo passo. È stato un impegno collettivo che ha consentito ai risparmiatori GForex, come già ad altri, di vedere finalmente riconosciuti i propri diritti e di ottenere rimborsi concreti.

D. E per chi non ha ancora fatto nulla?

R. Chi non ha ancora intrapreso alcuna azione deve sapere che nuove cordate sono già in fase di preparazione. Non si tratta di un salto nel vuoto, ma di un percorso giuridico confermato da più sentenze favorevoli. Chi decide di unirsi agli altri nostri assistiti non comincia da zero, entra in un solco giurisprudenziale ormai consolidato, che sta restituendo dignità e risorse a chi si era rassegnato credendo di aver perso tutto.


2025, IBS Forex: dentro i meccanismi dell’abuso finanziario che ha travolto centinaia di risparmiatori

Intervista a Salvatore Inicorbaf, capo dell’Ufficio Analisi Forensi e Relazioni Peritali dello Studio Spinapolice & Partners

Se i tribunali hanno potuto accertare la responsabilità della banca depositaria nel caso IBS Forex, è perché qualcuno ha ricostruito passo dopo passo i flussi di denaro, i ruoli e le omissioni. Dietro ogni sentenza favorevole ai risparmiatori c’è stato il lavoro dell’Ufficio Analisi Forensi e Relazioni Peritali dello Studio Spinapolice & Partners, guidato da Salvatore Inicorbaf. Con lui ripercorriamo i tratti salienti di un’operatività che, sotto la promessa di rendimenti elevatissimi, nascondeva un meccanismo abusivo e rischioso, reso possibile solo dall’appoggio della banca depositaria.

Intervista

D. Inicorbaf, che cosa avete scoperto analizzando il sistema IBS Forex?

R. Abbiamo ricostruito una catena di passaggi tanto semplice quanto pericolosa. Procacciatori porta a porta convincevano famiglie e piccoli risparmiatori a investire, aprivano conti correnti seduta stante e facevano firmare lettere di vincolo che autorizzavano IBS Forex a prelevare con giroconti. Da lì i soldi confluivano sul conto aziendale e poi verso un broker estero. Dall’estero raramente rientravano: i pochi flussi servivano solo a illudere gli investitori e a spingerli a versare ancora. Abbiamo trovato prove di report falsi e di un sistema che non aveva nulla di autorizzato.

D. Quale ruolo hanno avuto le banche depositarie?

R. Un ruolo decisivo. Non parliamo di semplici spettatori: gli istituti hanno agevolato l’apertura di conti fuori sede, non hanno vigilato su flussi anomali e non hanno attivato gli obblighi antiriciclaggio, nonostante nelle loro casse fossero transitati oltre 60 milioni di euro. Senza questa copertura bancaria, IBS Forex non avrebbe mai potuto operare. Le sentenze lo hanno accertato chiaramente.

D. Quanto è stato complesso il lavoro del vostro Ufficio?

R. Molto. L’Ufficio Analisi Forensi e Relazioni Peritali ha svolto un’attività investigativa capillare: abbiamo tracciato i movimenti dei capitali, analizzato documenti bancari, ricostruito i percorsi patrimoniali e redatto relazioni che i giudici hanno considerato decisive. Non si tratta solo di numeri: è stato un lavoro di anatomia finanziaria, che ha messo in luce come il sistema funzionava davvero.

D. Quanto hanno pesato le vostre perizie nei processi?

R. Sono state determinanti. Le nostre ricostruzioni hanno mostrato al giudice come le operazioni non fossero semplici intermediazioni in cambi, ma veri derivati abusivi, attività riservata a SIM e banche. Questo ha fatto emergere la responsabilità diretta della banca depositaria. In pratica, i nostri report hanno dato corpo tecnico a ciò che i risparmiatori intuivano ma non riuscivano a dimostrare.

D. Oggi, cosa direbbe a chi è rimasto coinvolto in IBS Forex?

R. Direi che la verità tecnica è ormai emersa e che i tribunali l’hanno riconosciuta. Il nostro lavoro ha contribuito a creare un solco giurisprudenziale solido. Chi decide di unirsi alle azioni collettive che lo Studio sta ancora predisponendo entra in un percorso già validato da prove, analisi e sentenze.


2025, GForex: i conti segreti e la confusione patrimoniale che hanno tradito i risparmiatori

Intervista a Salvatore Inicorbaf, capo dell’Ufficio Analisi Forensi e Relazioni Peritali dello Studio Spinapolice & Partners

Nel caso GForex non è stato sufficiente dimostrare che i soldi dei risparmiatori si perdevano in un unico conto. Il vero nodo era capire come e perché due grandi istituti avessero accettato di confezionare, insieme a una semplice finanziaria, un prodotto vietato dalla legge. Da un lato, il modello “IBS-style” con procacciatori e conti aperti ai clienti; dall’altro, il famigerato “conto calderone”, un conto terzi vietato, dove tutte le somme confluivano in confusione patrimoniale. A ricostruire questa architettura è stato l’Ufficio Analisi Forensi e Relazioni Peritali dello Studio Spinapolice & Partners, guidato da Salvatore Inicorbaf.

Intervista

D. Inicorbaf, da dove siete partiti davvero?

R. Dalle incongruenze. Non dal “conto unico” — quello è emerso subito — ma da ciò che lo rendeva giuridicamente rilevante: chi lo aveva predisposto, perché e con quali deleghe. Abbiamo incrociato modulistica di apertura, disposizioni di giroconto e tracciati bancari, pezzi che separati non dicono tutto, ma insieme mostrano un disegno operativo unitario.

D. Parla di due piste bancarie. Che cosa le distingue?

R. La prima ricalcava il caso IBS Forex: una finanziaria che, come GForex, operava con autorizzazione ex art. 106 TUB, ma con l’ambizione di confezionare prodotti finanziari e gestire patrimoni che le erano preclusi. Procacciatori porta a porta, conti aperti “sul divano” del cliente, deleghe che svuotavano la disponibilità del risparmiatore e giroconti verso l’operatore. La seconda era il cosiddetto “conto calderone”, un conto terzi, o cassa comune — vietato — in cui le somme di tutti confluivano in confusione patrimoniale. L’anomalia non era solo contabile, ma di prodotto. Insieme all’Istituto si è costruita un’offerta finanziaria che, per natura e modalità, era proibita tanto a GForex quanto alla banca, in assenza di specifica autorizzazione.

D. Qual è stato, allora, il vero punto di svolta dell’indagine?

R. Il punto decisivo è stato tipizzare il prodotto per ciò che era davvero, non per come veniva etichettato. Non si trattava di “intermediazione in cambi”, ma di una gestione di fatto con operazioni in strumenti vietati al soggetto proponente, progettate e rese eseguibili con il coinvolgimento dell’istituto. Per dimostrarlo è stata necessaria una cronologia puntuale — quando nasce il prodotto, come viene eseguito, con quali canali e firme — e il collegamento funzionale tra bancarizzazione, racconto commerciale e flussi esteri.

D. Quali sono gli illeciti che avete messo in fila, senza entrare nel segreto del mestiere?

R. Il quadro che abbiamo trovato era molto ampio. C’era un abusivismo finanziario evidente, con attività che avrebbero dovuto essere riservate a soggetti autorizzati e che invece venivano presentate come semplici operazioni di cambio. In realtà si trattava di un prodotto costruito insieme alla banca e vietato dalla legge. La gestione dei conti non era meno grave. Il cosiddetto “conto calderone” raccoglieva tutte le somme dei clienti, le deleghe svuotavano la disponibilità dei risparmiatori e non esisteva alcuna segregazione delle somme. Anche sul fronte della vigilanza e dell’antiriciclaggio le falle erano clamorose, con movimenti anomali mai intercettati, controlli superficiali e segnalazioni tardive. Infine c’era il tema della correttezza verso i clienti, che non venivano realmente profilati e ricevevano rendiconti fuorvianti. Basterebbe questo per capire la portata del fenomeno, ed è ciò che ha convinto i giudici a parlare di un sistema e non di semplici errori.

D. Cosa è stato davvero difficile provare, al di là del “conto unico”?

R. La vera sfida è stata ricostruire la catena causale, capire chi ha reso possibile che cosa, in quale momento e con quali strumenti. Non bastava dire che i soldi si mescolavano, bisognava dimostrare che quel mescolamento era parte integrante di un prodotto vietato e co-gestito con la banca. Per arrivarci abbiamo lavorato su tre fronti. Sul piano documentale abbiamo esaminato atti, modulistica e disposizioni. Sul piano contabile abbiamo seguito tracciati e riconciliazioni. Sul piano comportamentale abbiamo analizzato i pattern ricorrenti di apertura, incasso e trasferimento. È stato questo lavoro incrociato a far cadere definitivamente l’alibi dell’inconsapevolezza.

D. Le banche potevano non accorgersene?

R. È escluso. Parliamo di flussi ingenti che passavano su canali predisposti dagli stessi istituti e ripetuti sempre con la medesima dinamica. Uno dei due istituti è arrivato persino a confezionare un conto terzi illegale per raccogliere i capitali rastrellati dai procacciatori della finanziaria. Non si tratta solo di mancata vigilanza, ma di un vero e proprio intervento attivo della banca nella costruzione di un prodotto finanziario, nel caso specifico un derivato vietatissimo dalla legge. Per di più, quel prodotto avrebbe richiesto una copertura autorizzativa che non esisteva e che non avrebbe mai potuto essere concessa, perché nessuna autorità avrebbe autorizzato una banca a fungere da depositaria di una semplice finanziaria. Non è un dettaglio formale, è sostanza. Nel caso dell’altro istituto coinvolto, invece, è emerso un fatto altrettanto grave: ha consentito ai procacciatori di aprire conti correnti fuori sede, una pratica che rappresenta un illecito abnorme per il nostro ordinamento.

D. In concreto, che cosa cambia oggi per i risparmiatori GForex?

R. La differenza oggi è che non parliamo più di un contenzioso fatto di carte bollate, ma di risorse che tornano davvero nelle mani dei malcapitati investitori. I giudici hanno recepito le nostre ricostruzioni e i rimborsi sono già in corso, comprensivi di interessi e rivalutazione. Altre azioni collettive stanno maturando lungo lo stesso tracciato. Chi sceglie di aderire ora alle nuove iniziative che stiamo predisponendo non entra in un territorio incerto, ma in un cammino già aperto, dove un’ingiustizia si è finalmente trasformata in ristoro concreto.


CASO GFOREX, NUOVE CONDANNE PER UNICREDIT: SPINAPOLICE & PARTNERS LAW FIRM OTTIENE RISARCIMENTI PER GLI INVESTITORI

Due recenti sentenze della Corte d’Appello di Milano—la prima depositata il 23 dicembre 2024, la seconda il 2 maggio 2025—hanno confermato ancora una volta la responsabilità di UniCredit nello scandalo finanziario GForex, disponendo il risarcimento integrale degli investitori coinvolti, comprensivo del capitale investito, degli interessi maturati e della rivalutazione monetaria.

La vicenda risale agli anni tra il 2006 e il 2010, quando circa 400 risparmiatori affidarono complessivamente oltre 26 milioni di euro alla società GForex S.p.A., che operava abusivamente sui mercati valutari (forex) come intermediario finanziario e gestore patrimoniale, promettendo rendimenti elevati e sicuri. Quei fondi furono invece illecitamente confluiti su un unico conto corrente aziendale aperto da GForex presso UniCredit—istituto oggi giudicato corresponsabile delle perdite subite dai clienti—e successivamente dirottati all’estero, dove si volatilizzarono. Con il successivo fallimento della società, gli investitori persero integralmente il proprio investimento, e molti anche le speranze di recuperarlo.

Le due pronunce favorevoli della Corte d’Appello derivano da altrettante azioni collettive coordinate con successo dallo studio legale Spinapolice & Partners di Roma, guidato dall’avvocato Giovanni Spinapolice, specializzato in diritto bancario e finanziario.

Gli investitori coinvolti nella prima azione legale hanno già ricevuto il risarcimento spettante; quelli inclusi nella seconda sentenza vedranno nei prossimi giorni concretizzarsi il recupero di quanto perduto, comprensivo di interessi e rivalutazione, così come disposto dai giudici.

Abbiamo incontrato l’avvocato Spinapolice per un commento su questi importanti risultati:

«Queste sentenze confermano chiaramente che gli istituti di credito devono assumersi la responsabilità quando non rispettano le precise regole poste a tutela degli investitori, una circostanza che, purtroppo, si verifica con una certa frequenza.»

A questo punto chiediamo direttamente all’avvocato Spinapolice un chiarimento su una notizia ricorrente nell’ambiente giudiziario:

«Avvocato Spinapolice, ci risulta che lei sia imbattuto nelle cause finanziarie e bancarie. È davvero così? E qual è il segreto dietro questi successi?»

«Tolti alcuni inevitabili ostacoli—risponde Spinapolice sorridendo—direi che la sintesi è proprio questa: imbattuto. Il segreto, se così vogliamo chiamarlo, è stabilire con chiarezza il proprio obiettivo e perseguirlo con determinazione e metodo. Quando la strategia è solida e fondata, prima o poi si raggiunge il risultato. Il mio lavoro non consiste soltanto nel vincere in tribunale, ma nell’assicurare un recupero effettivo del denaro perduto dai miei clienti. Questo implica un’approfondita attività di indagine, la collaborazione con periti qualificati, un aggiornamento costante e soprattutto un team compatto e tenace.»

Infine, chiediamo se gli investitori che finora non hanno agito siano ancora in tempo per avviare azioni legali:

«Certamente sì—risponde con decisione l’avvocato Spinapolice—gli investitori che non si sono ancora mossi hanno ancora tempo per farlo, ma devono agire rapidamente, tenendo presente che la prescrizione è legata alle vicende fallimentari di GForex. La possibilità di ottenere un risarcimento esiste ancora, ma non durerà in eterno.»


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