SERIE TV? SI, GRAZIE!
Ci caschi più o meno come tutti. Non volendo. Te ne stai lì bello sereno, a crogiolarti con i tuoi Franzen, Nolan o Iñarritu, mediamente sicuro di avere sott'occhio il meglio che l'arte del raccontare possa offrirti, oggi come oggi.
Poi un giorno, da un tavolo di un anonimo bar, intercetti un paio di voci che blaterano entusiasticamente di "Lost", "Grey's Anatomy" o altri a te sconosciuti titoli di una cosa chiamata "serie tv". Serie tv?! Cioè cose tipo "Un Medico in famiglia" o "Don Matteo"? Storielle annacquate come questo spritz che sto sorbettando? "Menti semplici", pensi. Lasci il bicchiere a metà, paghi e te ne vai sghignazzando snobisticamente fra te e te.
Ma non finisce lì. Le voci si moltiplicano. Sono ovunque. "Walking Dead, fenomenale!", "Game of Thrones, spettacolo puro!" Sui social, sei circondato. L'argomento serie tv brucia chilometri di post dai toni alti. "Ho finito la sesta stagione di Downton Abbey, come faccio adesso??!!", "Niente è meglio di True Detective". A quel punto sei frastornato e cominci a pensare che o il mondo è impazzito o... "Ma no dai - ti persuadi - sarà la moda del momento". E ti rifugi in un buon Hitchcock, che schiarisce le idee.
Poi però, una sera accade l'imprevedibile. La tua amica cinefila, con cui hai visto e discusso con argomenti raffinati decine di film d'autore, ti dà buca alla proiezione dell'ultimo Dardenne perché "stasera devo finire Dexter, sai, è una passione". A quel punto le tue riserve crollano. Cerchi una ragione plausibile. "Forse ha un amante e non me lo dice" pensi. Ma non regge. Così, in quattro e quattr'otto, solo e pieno di sospetti, prendi il tablet e ti abboni a un servizio streaming. Tanto per toglierti la curiosità. Due minuti e davanti ai tuoi occhi si materializzano in immagini i titoli di cui hai sentito parlare, insieme a tanti altri. Fai clic a caso. E sei finito.
Il mondo che ti si spalanca davanti è sconfinato. Centinaia e centinaia di serie tv sono a tua disposizione. Ogni argomento e genere è rappresentato. Puoi guardarle quando e come vuoi. Portartele appresso. Oppure abbandonarle per sempre. Qualche numero per capirci: nel 2017 sono state prodotte 487 serie tv, 32 più dell'anno precedente. I principali produttori (Netflix, Amazon, HBO e Hulu) ci hanno investito 15 miliardi. Ma le cifre sono destinate ad aumentare. Anche perché il business dà profitti. Solo Netflix, che nel mondo ha 104 milioni di abbonati, nel 2017 ha messo insieme una cosa come 11 miliardi di ricavi. 8 ne reinvestirà in produzioni nuove già nel 2018. Amazon vuole superarla, portando il suo budget a 8,3 miliardi entro il 2022 e mettendo in cantiere una serie kolossal da "Il Signore degli Anelli". Il tutto mentre stanno per lanciarsi in questo business anche competitors come Apple (un miliardo nella creazione di contenuti originali quest'anno, 4,2 entro i prossimi quattro anni), Facebook e Youtube. Una corsa all'oro dalle proporzioni eccessive, forse in grado di causare una bolla pronta ad esplodere nelle prossime stagioni. Affari loro. In tutti i sensi.
A te non interessano le sorti delle multinazionali. Ora sei nel gioco e tirarti indieto è impossibile. Inizi a guardare di tutto, disordinatamente. In breve fai il grande salto e diventi un addicted, una specie di drogato. Scovi una serie che ti piace e ne consumi stagioni intere in una notte. È il cosiddetto "binge watching", fenomeno ormai studiato anche da psicologi e sociologi. In pratica: ti innamori di una storia, ti identifichi con questo o quel personaggio, l'intreccio ti avvince. In breve, non puoi vivere senza sapere come va a finire. Così, la butti giù tutta insieme. E piano piano realizzi che quello che hai di fronte è un fatto epocale. Le serie tv, ormai il prodotto culturale o di intrattenimento più diffuso nel mondo occidentale, ha assorbito in se gran parte di ciò che è stato il cinema fino a pochi anni fa. I generi, ad esempio. Poliziesco, commedia, western, romantico. C'è di tutto, con i dovuti adattamenti al diverso formato e alla differente forma di consumo. Guardare un tablet spaparanzati nel proprio letto, per poi magari portarselo a spasso dentro casa, non è ovviamente come vedere uno schermo seduti sulla poltrona di un cinema. Poi, con tutte quelle ore a disposizione, gli orizzonti per gli sceneggiatori si allargano. I personaggi secondari ti portano nei rivoli della storia principale. Film nel film. O romanzo in forma di film.
In effetti, sembra più di avere a che fare con un libro che ti si racconta in immagini e suoni. Del resto, rifletti, anche il romanzo borghese nacque in forma di serie, pubblicato a puntate sulle riviste inglesi di fine Settecento. Sarà dunque che le serie tv, oltre ad essere il nuovo cinema, come ormai i critici concordano, siano diventate anche il nuovo romanzo? Se così fosse, dov'è il "Robinson Crusoe" e dove sono i capolavori che raccontano epoche, mondi, territori intimi e tutto il resto? La domanda alimenta la tua dipendenza. Clicchi e riclicchi, apri e segui questa e quella serie. E alla fine, con stupore e meraviglia, scopri che sì, tra tante serie tv puramente riempitive, le grandi opere esistono. Affreschi d'epoca completi, indagini psicologiche profonde, intrecci convincenti. Il tuo gusto difficile trova soddisfazione. E allora non ne esci più.