Questo emerge dalle ultime indiscrezioni di stampa e dalle dichiarazioni di Giuseppe Castagna, AD di Banco BPM, rilasciate al quotidiano ligure Il Secolo XIX durante un evento organizzato a Genova dalla banca.
“Ricordo bene l’incontro, era il 2015. In quel periodo Bpm stava guardando tante cose, ma poi decidemmo di fare un’operazione più rotonda con il Banco Popolare” afferma Giuseppe Castagna secondo cui quella “fu un’occasione di cordiale conoscenza”. E ora Banco BPM potrebbe essere più seriamente interessato al dossier Carige? Nega con decisione Castagna. “Questa volta Banco Bpm non ha nemmeno guardato al dossier aggregazione Carige, non eravamo nelle condizioni per farlo” ha sottolineato. “Anzitutto – continua Castagna – abbiamo bisogno di consolidare l’operazione con il Banco, per la quale abbiamo raddoppiato gli obiettivi rispetto all’accordo iniziale con Bce. Non siamo nella condizione di guardare altre operazioni adesso. E francamente vorremmo tornare a fare utili, a fare bene il nostro mestiere”.
Secondo Castagna, inoltre, la severità della Bce ostacolerebbe certe operazioni, “perché una vigilanza sempre così in pressing di certo non aiuta”.
Quanto, infine, all’interesse dei fondi sul dossier Carige e sul “tesoretto” da 3,5 miliardi di crediti deteriorati (v. nostro articolo pubblicato il 5 febbraio scorso su questa stessa testata), in particolare da parte del colosso americano BLACKROCK, Castagna afferma che “tecnicamente il lavoro di AD non cambia ma se sia possibile che un fondo americano controlli una banca commerciale è questione da regolatore europeo e dell’interesse che può avere un fondo a fare attività commerciale”.
Secondo Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato Fabi, «Carige non può essere ripulita per fare una boutique ed essere ceduta a qualche fondo estero. Diverso è il caso di Unipol e Bper, che hanno fatto l’operazione per scongiurare l’attacco di qualche fondo speculativo nei prossimi anni. Siamo contrari alla banca-boutique perché già oggi oltre il 50% del sistema bancario è in mano a fondi stranieri».
Ricordiamo che, a seguito del commissariamento di inizio anno, per scongiurare un intervento dello Stato, Carige deve trovare un compratore. Come dicevamo, nessuna banca ha manifestato interesse, mentre da più fonti si parla dei fondi e soprattutto di BlackRock appunto. L’interesse di BlackRock sarebbe rivolto in particolare a Banca Cesare Ponti, la private bank dell’istituto di credito genovese (dal 2004 appartenente al Gruppo), che la settimana scorsa ha aperto la prima di una decina di nuove filiali previste entro l’estate e che, in base al piano industriale presentato dai commissari, punta a raccogliere in cinque anni 18 miliardi di masse gestite, dopo averne perse il 30% dal 2014 a oggi.
Mentre sembra scemato l’interesse di Apollo, rimane in corsa Varde Partners. Le offerte, stando a quanto riferito dall’agenzia Reuters, dovrebbero arrivare entro metà aprile. I potenziali acquirenti dovranno ottenere l’appoggio del primo azionista della banca, la Malacalza Investimenti, che possiede il 27,5% del pacchetto azionario e che a dicembre votò contro l’aumento di capitale. L’appoggio dei Malacalza è, infatti, molto importante, per non dire fondamentale, al fine di portare avanti con successo l’aumento di capitale da 630 milioni di euro previsto dall’istituto.