Notizie positive dalle ultime analisi sui dati di Crif: l’andamento complessivo del rischio di credito si stabilizza sia per le imprese che per le famiglie italiane.
Dopo oltre 3 anni di tendenza negativa, finalmente il trend sembra invertirsi. I motivi sono vari, innanzitutto si è interrotto il tasso di default delle imprese e quelle superstiti sembrerebbero essere le più solide e capaci di onorare i debiti. I dati Crif rilevano che il tasso di default delle imprese a dicembre 2017 è stato del 3,9% nettamente inferiore a quello del 5,8% rilevato a dicembre 2015 e molto lontano dal momento peggiore, dicembre 2009, quando aveva raggiunto il 7,9%.
Per quanto riguarda le famiglie, queste hanno beneficiato di maggiore accesso al credito, grazie anche al miglioramento del quadro congiunturale complessivo.
Nell’insieme, dunque, segnali positivi che lasciano intendere e sperare in aspettative positive per il prossimo biennio.
Anche i dati sulla spesa media delle famiglie italiane rilevati dall’ISTAT nel 2017 sono positivi, con un aumento dell’1,6% rispetto al 2016 e un importo medio di 2.564 euro al mese per famiglia. Sebbene i dati siano in crescita negli ultimi quattro anni, sono comunque ancora al di sotto del 2011, che rilevava una spesa media di 2.640 euro mensili; inoltre, risentono di disuguaglianze. Si va dai 4030 euro al mese (+12,4% rispetto al 2016) per le famiglie di imprenditori e professionisti, ai 2.792 euro degli altri lavoratori indipendenti. Mentre, per le famiglie di lavoratori dipendenti, si va dai 3278 euro al mese dei dirigenti e quadri ai 2347 euro di operai e assimilati.
Ciò che un po’ preoccupa è il dato delle disuguaglianze nella distribuzione della spesa, in aumento rispetto al 2016.” La spesa media mensile del decimo di famiglie che spende meno è diminuita del 5% (-2% rispetto al 2013) mentre quella del decimo che spende di più è aumentata del 4,3% (+13% rispetto al 2013)”, riporta l’ISTAT. Inoltre, le famiglie composte da stranieri spendono in media 945 euro in meno rispetto a quelle di soli Italiani, nel 2016 la differenza era di 1.000 euro. Come sempre, infine, permane una differenza di spesa tra le diverse zone del Paese con un “divario tra il valore più elevato del Nord-ovest (2.875 euro) e quello più basso delle isole (1.983 euro) è sostanzialmente stabile e pari a poco meno di 900 euro”, conclude l’ISTAT.
In conclusione, si osserva una seppur lenta crescita che non colma, anzi accentua, le tante differenze del variegato scenario economico italiano. La speranza resta un rilancio complessivo del sistema paese, che veda aumentare la produttività e, quindi, i consumi.